Il Campanile
15 maggio 1861, il consiglio comunale, convocato nella sua sessione primaverile, al nono e al decimo punto all’ordine del giorno, prevedeva la discussione e l’approvazione della “necessaria costruzione dell’ orologio, buono e di molta durata, da porsi sulla Torre Parrocchiale”1 essendo però la Torre “piccola e non adatta per la posizione di detto orologio, si propone il suo alzamento” come da progetto del Sig. Ing. Amabile Morandi di Varese.
La decisione era stata presa qualche mese prima, durante la stesura del bilancio preventivo per il 1861 ed ora, quel cartoncino sul quale l’ingegner Morandi aveva disegnato con tratti ad inchiostro di china rosso e a matita il progetto del nuovo campanile, la rendeva più concreta: trenta metri circa di altezza, una cupola in pezze di rame ancorate ad una incastellatura in legno di castagno a base ottagonale.
Sopra la cupola, la vecchia croce in ferro battuto, sormonta una sfera in rame con banderuola. I quattro pennacchi in cotto, puliti, sono installati ai piedi della cupola.
Sotto un’ ampia cella campanaria e, più in basso, le specchiature per i quadranti dell’orologio da installarsi solo sulle facciate di mezzodì e di ponente.
Il tutto è appoggiato alla vecchia torre campanaria, di cui si conserva il cornicione in pietra della copertura.
L’ allora torre campanaria, che aveva sostituito il campanile a vela2, situato sul lato sud della facciata della chiesa cinquecentesca, fu realizzata durante i lavori di ampliamento della chiesa nel 1711, innestandola a tramontana, tra le murature esterne della cappella della Madonna del S. Rosario e quelle del presbiterio. Aveva un’altezza presumibilmente attorno ai 16 metri: di poco superiore al colmo del tetto della navata.
I costi, lire 620 per l’orologio, lire 1.258,79, poi ridotte a lire 1.063, per le opere di sopraelevazione e lire 60,11 per il progettista, furono interamente sostenuti dal Comune, che attinse da un fondo cassa esistente presso l’Esattore Comunale.
Sabbia e sassi furono forniti dalla committenza.
L’orologio fu ordinato dalla Giunta al signor Carlo Pedraglio, macchinista e fabbricante di orologi abitante in Como; l’appalto per le opere murarie invece se lo aggiudicò il signor Brioschi Filippo di Morazzone3.
Le campane, delle quali avremo modo di parlare in un’altra occasione, furono dapprima due, poi tre; nel 1959 furono fuse ed istallate le attuali 5 campane.
Da quasi quarant’anni il vecchio orologio non c’è più, il rumore ritmico dei suoi ingranaggi è stato sostituito dal ronzio di un semplicissimo congegno elettronico, che sposta ogni minuto le lancette sui due quadranti e dà vita ad una mazza che, battendo sull’orlo di quella campana - la quarta, dedicata al nostro patrono S.Vittore Martire - scandisce il passar del tempo ogni mezz’ora.
Salendo le scale a pioli il silenzio è rotto solo dal tuo ansimare, i buchi slabbrati nel pavimento in legno dei pianerottoli, dove un tempo scorrevano le corde delle campane, sono vuoti; la fessura nella quale scendevano le corde coi pesi, il motore dell’orologio, non fa più paura. Un po’ di luce filtra dalle piccole finestrelle poste a levante al terzo e al quarto piano.
Accompagnato da un cavo elettrico bianco, incontri, al terzo piano, il passaggio che ti porta sopra la volta della navata e al sesto, l’orologio. Del vecchio orologio sono rimaste solo l’intelaiatura dell’armadietto in legno e le forcelle, fissate al muro, che proteggevano il movimento dell’asta del pendolo.
Lo spazio è angusto, ma quando sollevi la copertura dell’ultimo pianerottolo e ti trovi immerso nella luce della cella campanaria tutto diventa più leggero e, anche se devi condividere lo spettacolo con i piccioni, non puoi non apprezzare la bellezza di tutto ciò che ti circonda. L.Carabelli
(1) Verbale Consiglio Comunale di Buguggiate del 15 maggio 1861; Archivio Storico Comune di Buguggiate
(2) Campanile a vela – vedi S. Giovanni.
(3) Le descrizioni raccolte ed il manufatto, ci portano ad immaginare una forma che ricorda molto quella del campanile della chiesa dell’eremo di S. Caterina del Sasso al quale i nostri progenitori andavano d’abitudine in pellegrinaggio la seconda “ festa dopo pasqua,” (Archivio parrocchiale)