Non ci stiamo più
Introduzione
“Vorrei che tu, cara Chiesa di Buguggiate, come Maria Maddalena al sepolcro
(cf Gv20,11-18), ti accorgessi finalmente che sono io, vivo e risorto, che
ti sono vicino, ti accolgo e ti comprendo anche nella tua affannosa e non
sempre illuminata ricerca di me. Quante volte mi cerchi come se fossi ancora
sepolto in qualche luogo remoto, avvolto nelle bende di qualche abitudine
del passato. Sono io che vivo, qui vicino a te, ti chiamo per nome e ti
mando ai tuoi fratelli. Vorrei che tu, cara Chiesa di Buguggiate, come i discepoli
di Emmaus (cf Lc 24,32), sentissi il cuore che ti arde mentre ti parlo
e ti spiego le Scritture. Vorrei che il tuo cuore ardesse nella memoria delle
Scritture. Come Giacobbe dopo il sogno (cf Gen 28,10-22), vorrei che tu ti
accorgessi che la terra che calpesti è luogo santo, che anche sulle nostre
città scende una scala dal cielo su cui salgono e scendono gli angeli. Come
Giacobbe ha eretto una stele a memoria di quella visione confortante, così
anche questa chiesa che ci apprestiamo a sistemare ti serva per ricordare
che io sono con te in questo tuo pellegrinare sulle vie del mondo verso la
patria del cielo.”
È personalizzando queste parole, rivolte dal Card. Martini a tutta la chiesa
ambrosiana, che mi introduco nelle vostre case per dirvi che, finalmente,
siamo prossimi all’inizio dei lavori per la sistemazione della nostra chiesa
parrocchiale.
(cf Gv20,11-18), ti accorgessi finalmente che sono io, vivo e risorto, che
ti sono vicino, ti accolgo e ti comprendo anche nella tua affannosa e non
sempre illuminata ricerca di me. Quante volte mi cerchi come se fossi ancora
sepolto in qualche luogo remoto, avvolto nelle bende di qualche abitudine
del passato. Sono io che vivo, qui vicino a te, ti chiamo per nome e ti
mando ai tuoi fratelli. Vorrei che tu, cara Chiesa di Buguggiate, come i discepoli
di Emmaus (cf Lc 24,32), sentissi il cuore che ti arde mentre ti parlo
e ti spiego le Scritture. Vorrei che il tuo cuore ardesse nella memoria delle
Scritture. Come Giacobbe dopo il sogno (cf Gen 28,10-22), vorrei che tu ti
accorgessi che la terra che calpesti è luogo santo, che anche sulle nostre
città scende una scala dal cielo su cui salgono e scendono gli angeli. Come
Giacobbe ha eretto una stele a memoria di quella visione confortante, così
anche questa chiesa che ci apprestiamo a sistemare ti serva per ricordare
che io sono con te in questo tuo pellegrinare sulle vie del mondo verso la
patria del cielo.”
È personalizzando queste parole, rivolte dal Card. Martini a tutta la chiesa
ambrosiana, che mi introduco nelle vostre case per dirvi che, finalmente,
siamo prossimi all’inizio dei lavori per la sistemazione della nostra chiesa
parrocchiale.
Un po’ di cronistoria
Era il mese di Febbraio del 2002 quando, arrivato come parroco in mezzo a
voi, mi ritrovai tra le mani un progetto di restauro della chiesa parrocchiale
che prevedeva la sistemazione del tetto e dell’interno. Il mio predecessore,
padre Giulio, me lo consegnò come eredità, perché lo realizzassi. Ma già nei
primi mesi, mi accorsi come la nostra chiesa non avesse bisogno solo di un
bel restauro. In più occasioni come nei funerali, nella Messa delle ore 10.00
(allora 9.30), celebrazioni particolari come Comunioni, Cresime, Pasqua,
Natale la capienza si rivelava particolarmente insufficiente. Chiesi consiglio,
quindi, a mons. Ferrari, allora nostro vicario episcopale, il quale mi sostenne
presso la Curia di Milano per rivedere il progetto di restauro così da prevedere
anche un ampliamento. Da allora siamo ripartiti cercando un accordo
con la Soprintendenza per trovare una soluzione architettonica adeguata.
Dobbiamo dire che non è stato facile. Agli inizi costretti ad una soluzione
poco, o per nulla, in sintonia con i nostri desideri, siamo giunti alla scelta
che vedete descritta nell’opuscolo. Il cammino è stato lungo, perché solo
nel mese di Giugno del 2010 abbiamo ottenuto il nulla osta della Soprintendenza,
ma, tra alti e bassi, finalmente ci siamo arrivati.
voi, mi ritrovai tra le mani un progetto di restauro della chiesa parrocchiale
che prevedeva la sistemazione del tetto e dell’interno. Il mio predecessore,
padre Giulio, me lo consegnò come eredità, perché lo realizzassi. Ma già nei
primi mesi, mi accorsi come la nostra chiesa non avesse bisogno solo di un
bel restauro. In più occasioni come nei funerali, nella Messa delle ore 10.00
(allora 9.30), celebrazioni particolari come Comunioni, Cresime, Pasqua,
Natale la capienza si rivelava particolarmente insufficiente. Chiesi consiglio,
quindi, a mons. Ferrari, allora nostro vicario episcopale, il quale mi sostenne
presso la Curia di Milano per rivedere il progetto di restauro così da prevedere
anche un ampliamento. Da allora siamo ripartiti cercando un accordo
con la Soprintendenza per trovare una soluzione architettonica adeguata.
Dobbiamo dire che non è stato facile. Agli inizi costretti ad una soluzione
poco, o per nulla, in sintonia con i nostri desideri, siamo giunti alla scelta
che vedete descritta nell’opuscolo. Il cammino è stato lungo, perché solo
nel mese di Giugno del 2010 abbiamo ottenuto il nulla osta della Soprintendenza,
ma, tra alti e bassi, finalmente ci siamo arrivati.
Importanza dell’edificio chiesa
Troppo spesso diamo per scontato la presenza di una chiesa e tutto ciò che
implica. Non voglio fare asserzioni sull’importanza architettonica e artistica.
Certo di fronte al Duomo di Milano sarebbe anche giusto parlarne, ma non è
il caso della nostra chiesa. Questo non toglie la presenza di altri valori in
gioco, come è nel nostro caso. Cosa penso, quando vedo la nostra chiesa?
È a partire da una simile domanda che scopro i valori di questo edificio. La
prima cosa che penso è alle tante persone che nel corso dei secoli sono entrate
in chiesa. Generazioni di cristiani che hanno pregato e cantato insieme.
Momenti di gioia come Matrimoni, Comunioni, Cresime, Battesimi si
sono succeduti e sono rimasti nel cuore di tanti adulti e fanciulli. Quante
persone vi hanno anche trovato consolazione nella preghiera personale e
comunitaria. Singoli che hanno versato lacrime davanti al Signore presente
nell’Eucaristia e che, a Lui, hanno affidato le loro speranze per il futuro. Famiglie
che qui hanno dato l’ultimo saluto ai loro congiunti. Quanta gioia e
quanta sofferenza quanta vita ha visto la nostra chiesa; quanti cuori si sono
aperti in essa nel sacramento della riconciliazione. Grazie a questa costruzione
numerosissime persone, per secoli hanno avuto un luogo per incontrare
Dio e per incontrarsi tra loro e fare comunità. Già, perché una chiesa è
testimonianza dell’esistenza di una comunità che periodicamente si ritrova
per celebrare le lodi di Dio, per ringraziarlo e per invocarlo. La nostra chiesa
è la stele di Giacobbe che testimonia l’incontro, a volte sereno o a volte più
combattuto, dell’umanità di Buguggiate con il Dio rivelatoci da Gesù Cristo.
È la testimonianza che Cristo, in questi secoli, è stato sicuramente presente
in mezzo alla nostra comunità.
implica. Non voglio fare asserzioni sull’importanza architettonica e artistica.
Certo di fronte al Duomo di Milano sarebbe anche giusto parlarne, ma non è
il caso della nostra chiesa. Questo non toglie la presenza di altri valori in
gioco, come è nel nostro caso. Cosa penso, quando vedo la nostra chiesa?
È a partire da una simile domanda che scopro i valori di questo edificio. La
prima cosa che penso è alle tante persone che nel corso dei secoli sono entrate
in chiesa. Generazioni di cristiani che hanno pregato e cantato insieme.
Momenti di gioia come Matrimoni, Comunioni, Cresime, Battesimi si
sono succeduti e sono rimasti nel cuore di tanti adulti e fanciulli. Quante
persone vi hanno anche trovato consolazione nella preghiera personale e
comunitaria. Singoli che hanno versato lacrime davanti al Signore presente
nell’Eucaristia e che, a Lui, hanno affidato le loro speranze per il futuro. Famiglie
che qui hanno dato l’ultimo saluto ai loro congiunti. Quanta gioia e
quanta sofferenza quanta vita ha visto la nostra chiesa; quanti cuori si sono
aperti in essa nel sacramento della riconciliazione. Grazie a questa costruzione
numerosissime persone, per secoli hanno avuto un luogo per incontrare
Dio e per incontrarsi tra loro e fare comunità. Già, perché una chiesa è
testimonianza dell’esistenza di una comunità che periodicamente si ritrova
per celebrare le lodi di Dio, per ringraziarlo e per invocarlo. La nostra chiesa
è la stele di Giacobbe che testimonia l’incontro, a volte sereno o a volte più
combattuto, dell’umanità di Buguggiate con il Dio rivelatoci da Gesù Cristo.
È la testimonianza che Cristo, in questi secoli, è stato sicuramente presente
in mezzo alla nostra comunità.
Chiesa e comunità
Quello che ci apprestiamo a fare è un cammino che riguarda tutta la comunità
cristiana di Buguggiate, anzi che ne testimonia l’esistenza, che ne rivela
il cuore. La nostra chiesa, ed il suo stato, dicono agli occhi di tutti quanto la
nostra comunità cristiana abbia a cuore le proprie radici, le proprie tradizioni,
ma anche il proprio futuro. Un futuro prossimo che riguarda noi e i nostri
ragazzi e un futuro più lontano che è la testimonianza che lasceremo alle
generazioni che ci seguiranno e che comunichi la fede della nostra generazione.
cristiana di Buguggiate, anzi che ne testimonia l’esistenza, che ne rivela
il cuore. La nostra chiesa, ed il suo stato, dicono agli occhi di tutti quanto la
nostra comunità cristiana abbia a cuore le proprie radici, le proprie tradizioni,
ma anche il proprio futuro. Un futuro prossimo che riguarda noi e i nostri
ragazzi e un futuro più lontano che è la testimonianza che lasceremo alle
generazioni che ci seguiranno e che comunichi la fede della nostra generazione.