La Sacrestia
Salendo i due gradini che separano la navata dall’area del
presbiterio e svoltando a destra incontriamo, precedute da
una campanella, le due mezze
porte in legno scuro della sacrestia.
Superata la soglia in pietra,
sulla destra, troviamo la lunga
cassapanca in larice: contenitore per i candelieri processionali
e comoda seduta per i
chierichetti. Sopra la cassapanca una nicchia per reliquari
in legno nero ornati d’argento,
sul cui sportello in noce sono
stati eseguiti intarsi raffiguranti una croce con due rami
di palma abbracciati da una
corona. Sulla cornice la scritta
“reliquiae sanctorum”. Una
“portina a due ante” che da’
verso l’esterno occupa l’ultima
parte della parete.
Di fronte, tra la portina e la
finestra, il lavabo, decorato da
una cornice in stucco con disegni barocchi semplici ed eleganti (1),
e’ costruito con marmi rosso scuro e neri. Il rullo
in legno alla sua sinistra è corredato da “un asciugamano
bianchissimo” (2).
Tutta la parete di sinistra è
occupata da un grande armadio multiuso in noce (3).
Appoggiato su di una pedana,
nella parte centrale, e’ ricavato
un grande cassettone dove
sono riposti i paramenti sacri.
Sopra il cassettone, quattro
sportelli chiudono lo spazio
riservato ai libri e piu’ sopra
altrettante ante nascondono i
quattro busti reliquari in metallo argentato, con le relative
cassette. Fissato con una cordicella all’anta di mezzo,
il calendario liturgico.
Ai lati dell’armadio, sono ricavate due porte che, da un
canto danno accesso al retro
della sacrestia (la sacrestia
vegia), mentre l’altra, quella
verso mezzogiorno, introduce
al confessionale per gli uomini.
Ric avato ne llo spe sso re
dell’armadio, arredato da un
inginocchiatoio e da una sedia,
e’ illuminato da una finestrella.
Nel passaggio verso il retro
della sacrestia, e’ fissato un
attaccapanni a pioli dove vengono appese
le vesti ordinarie
e le cotte dei chierichetti.
Dalla “sacrestia vegia” si può
accedere al coro attraverso
una piccola porticina ricavata
nello spessore del muro del
presbiterio(4). A completare
gli arredi della sacrestia una
piccola nicchia nel muro confinante con il presbitero dove
viene riposto il calice con la
patena ed una acquasantiera
a conchiglia in marmo rosso
fissata al muro. Il soffitto è a
volta, un tempo dipinto con
un cielo stellato un po’ smunto
(5).
La sacrestia come la conosciamo ora: “ ad meridiem sacristia fuit extructa..” (6) , fu
realizzata qualche anno dopo il
primo ampliamento della chiesa, tra il 1730 al 1740. Prima
di allora era situata sul lato
opposto, a nord, incorporata
tra la casa parrocchiale e il
muro della navata, all’altezza
dei due confessionali.
La sacrestia è il luogo discreto
e raccolto dove vengono conservati gli arredi, le reliquie, i
vasi ed i paramenti sacri e dove i celebranti si preparano in
preghiera prima delle cerimonie religiose, ma non solo.
La luce di mezza mattina filtra
dalla grata della finestra illuminando i capelli arruffati di un
chierichetto intento a versare
granuli di incenso sulla brace
del turibolo. Nella penombra
un brusio di ombre bianche.
Di fronte al cassettone del
grande armadio, il curato, terminato di allacciare il cordiglio
e bisbigliando le preghiere, fa
scivolare sopra la testa la pianeta di seta damascata rossa.
Un profumo di incenso invade
la sacrestia mentre un fumo
azzurro sale velando a tratti la
luce che penetra dall’esterno.
Svelti che siamo in ritardo
E’ il curato che, sceso dalla
pedana e aggiustando la cotta
al chierichetto che gli sta vicino, cerca di raccogliere,
indirizzandoli verso la porta che
da`accesso all’altar maggiore,
i sette assistenti sparsi per la
sacrestia.
Su, su .... da primo: cantari;
da secondo: turibolo e navicella; da terzo: orcioli e messale.
In fila …… avanti,... campanella.
Poi rivolto al chierichetto piu’
anziano:
Vai ad aprire il catenaccio della porticina.
Un gesto di indulgenza tutta
maschile verso quei giovani
che, in fila sulla scaletta, aspettano di entrare per dare
braccia alle corde delle campane al Santus, a fedeli solitari
e a qualche ritardatario.
Lorenzo Carabelli
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(1) Considerata l’epoca della loro realizzazione e la fattura, è molto probabile che le opera stucco della nostra chiesa siano state realizzate dai Maestri Comacini.
(2) S. Carlo Borromeo, INSTRUCTIONES FABRICAE ET SUPELLECTILIS ECCLESIASTICAE ( 1577 , Archivio Storico Diocesano.
(3) Il grande armadio, come s’usava un tempo, fu costruito sul posto e, prima iniziare l’opera, fu interamente disegnato sulla parete alla quale venne poi fissato. Il disegno è ancora ben visibile dietro lo schienale.
(4) La porta fu voluta dal parroco Don Carlo Genoni nel 1935 per facilitare l’accesso al coro da parte dei coristi. Fu chiamato per la sua realizzazione il parrocchiano Stefano Masini.
5) Sulla destra, alloggiata nel muro e protetta da una porticina in legno colore della parete, un tempo c’era una scaletta ribaltabile in legno usata per accedere al pulpito.
(6) Documenti visita pastorale S.E Cardinale Arcivescovo Joseph Puteobonello ( 1755 )
- Archivio Storio Diocesan